A conferma della grande capacità commerciale della valle di Marceddì è la città di Neapolis, fondata pare dai Cartaginesi nel periodo della loro conquista armata della Sardegna, e situata sulla riva opposta della laguna in direzione sud-est. Molti storici concordano sul fatto che la città di Neapolis, sebbene il nome sia di chiara matrice greca (ma su calco greco del nome fenicio QRTHDSHT, città nuova appunto), fosse punica.
Neapolis, famosa pure per le sue terme e per l’acquedotto che approvvigionava la città, è citata anche dalle fonti classiche: il primo a parlarne è Plinio il Vecchio nella sua opera "Naturalis Historia". La città è pure rappresentata nella più antica carta geografica della Sardegna relativa a Tolomeo, geografo greco del II sec. D.C.
L’epoca romana fu piuttosto prospera, evidenziata dalla presenza di diverse ville romane, ormai in totale stato di abbandono.
Da questo momento in poi si perdono le tracce archeologiche e la reperibilità di fonti storiche si fa difficile, forse anche per il crescente stato di incertezza che si venne a creare con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente e la successiva conquista dell’isola da parte dei Vandali.
Fatali furono pure le successive e frequenti incursioni piratesche e le scorrerie barbaresche che utilizzavano il canale naturale della valle per raggiungere il porto neapolitano e depredarlo. Si ricorda lo sbarco di pirati barbareschi nel 1527 capitanati da un certo Scacciadiavolo che rase al suolo Terralba e Arcidano. Poi il corsaro Dragutte nel 1563, a capo di una flotta sbarcò in varie parti dell’isola e nel porto di Marceddì dove però trovò la resistenza di una comitiva di 50 persone circa.